opera 2023

“Possibili vie di fuga”

Location: Bergamo

opera realizzata con il Team Adok nel progetto “Inartori”.

Un’esposizione attraverso un’esperienza immersiva

Progetto Curato da Simona Leggeri e Giacinto Dipietrantonio

il sostegno del Rotary di Bergamo e la Confindustria di Bergamo

Bergamo luglio 2023

ITALO CHIODI

POSSIBILI VIE DI FUGA

In un tempo tanto rapido come quello che stiamo vivendo nel nostro quotidiano, è importante cercare “possibili vie di fuga”. Cercare direzioni visive che possano offrire rallentamenti percettivi del mondo. Ridurre la velocità del tempo di fruizione per poter cogliere la bellezza di ciò che è intorno a noi, in uno spazio prossemico, che può offrire angolazioni differenti all’interno del paesaggio. Questo non è solo una condizione panoramica nel suo valore etimologico di visione del tutto, dall’alto, forse da troppo lontano, ma una partecipazione più diretta dell’“essere paesaggio”.

Ecco che l’opera esposta offre uno spaccato più ristretto di questo: 20 centimetri quadrati, o, come nella pietra rappresentata, di soli 5 cm. Osservato questo frammento come attraverso una lente di ingrandimento o, come nel visore, in una situazione immersiva, la percezione si trasforma, dando al pensiero maggiori stimoli ma soprattutto una persistenza retinica ed emotiva che può risvegliarsi in altre occasione del vivere. 

POSSIBILI VIE DI FUGA

L’opera e il progetto nascono da più incontri. Come dice Alda Merini: con “… persone (e io aggiungerei: con fatti e paesaggi) che si incontrano a caso, ma mai per caso”. 

  • Il primo di questi, che aveva risvegliato in me un tema già trattato nei miei primi anni di formazione, è l’idea del micro paesaggio, del guardare il mondo naturale più da vicino, osservato come attraverso una lente di ingrandimento. Questo primo incontro è avvenuto in una cena conclusiva di un progetto artistico. Ero seduto a fianco di una botanica che, come me, faceva progetti didattici con l’infanzia. Lei mi raccontava che portava i bambini in un prato e li faceva sdraiare e dava loro da guardare un frammento di paesaggio di 20 centimetri quadrati. Questa visione ravvicinata stimolava l’idea della complessità, della ricchezza di elementi presenti in così poco spazio. Questa condizione me la sono posta negli anni a venire, cercando di portare la mia visione, e di conseguenza il mio fare artistico, all’interno di un paesaggio più ristretto, o, come ho fatto successivamente, nell’infinitesimamente piccolo e poi negli apparati radicali del bosco. 
  • Il secondo incontro è avvenuto, con il progetto tra le aziende bergamasche e l’arte. L’agenzia di marketing e di comunicazione ADOK, mi chiese tempo fa’ di collaborare per un progetto di arte attraverso e con l’intelligenza artificiale. La mia curiosità di esplorare vasti territori del pensiero in relazione al mio percorso poetico, mi ha fatto accettare questo progetto tra il fare artistico, mi verrebbe da dire, analogico, e il metaverso o l’intelligenza artificiale. Questo incontro ha prodotto una declinazione possibile della mia opera in un campo da me ancora inesplorato, il quale mi ha offerto stimoli nuovi al mio percorso futuro.
  • Il terzo incontro riguarderà quello con i fruitori che, spero, lascino una loro testimonianza della partecipazione diretta attraverso la doppia visione dell’opera.
  • L’ultimo, che è quello che incuriosisce me e che sta dietro la mia idea di opera, si riferisce al senso di persistenza, che rimane nella memoria e nel pensiero di chi ha vissuto l’opera. Questo ha a che fare con il tempo e, come suggerisce un termine greco, con il Kairos, quel momento ben preciso che, si risveglia in ognuno, in una frazione di secondo, mentre a volte si è distratti e attratti dalle cose che succedono. Questo momento sincronico ci fa guardare e percepire il mondo da angolazioni differenti tra loro e, a mio avviso, più creative.

Ecco che l’idea alla base dell’opera trova il suo compimento, una possibile chiusura del cerchio, 

offrendo, lo spero, vie di fuga dalle abitudinarietà distratte.

italo chiodi